domenica 24 marzo 2013

La Scuola Elementare Santorre di Santarosa a Torino




Deliberata nel 1914 la costruzione di un edificio scolastico, l’ingegnere comunale Camillo Dolza progetta un’ampia struttura con 48 aule, due palestre e diversi locali per direzione, insegnanti e bidelli. Il fabbricato ha pure un ampio sotterraneo con intercapedini e locali per cucina e dispensa. Tutti i locali sono dotati di un sistema di riscaldamento a vapore Il progetto prevede anche la dotazione di docce ma le difficili condizioni del mercato, segnate dalla crisi di inizio Novecento, suggeriscono di aspettare. L’edificio, inaugurato in forma solenne il 17 aprile 1921, si caratterizza per grandiosità di locali, abbondanza di aria e di luce e signorilità degli ambienti: le decorazioni ed i numerosi graffiti furono curate da Giulio Casanova, noto per il disegno dell’arredamento del treno reale e professore d’ornato all’Accademia Albertina, e dal pittore Baracchini. Gastone Guerrini realizzò i bassorilievi allegorici in cemento su modello dello scultore Giovanni Riva, autore fra l’altro della fontana Angelica di Piazza Solferino. Il corpo centrale dell’edificio fu successivamente ampliato con l’aggiunta di ali. Le superfici esterne sono abbellite con bassorilievi di putti, sorretti da basamenti con volute e teste leonine. Vi compare lo stemma della città con il toro rampante, incorniciato da elementi dell’art nouveau. Come in molti altri casi, compaiono cartigli con frasi e motti latini.
Intitolata a Santorre Santarosa (1783-1825, patriota e rivoluzionario), la scuola accoglie gli alunni che prima seguivano le lezioni in locali privati in via Luserna. Negli anni immediatamente successivi all’apertura si istituiscono scuole di canto, di ginnastica, giardinaggio, oltre a un corso di economia domestica e uno di “buona massaia”. Inoltre la Santorre crea una fanfara degli allievi che porta il nome di Giulio Battipaglia. Il patronato scolastico supporta circa 800 degli oltre 1000 allievi e consente di disporre di apparecchi per proiezioni fisse e cinematografiche educative. La scuola provvede anche ai bisogni della popolazione aprendo un doposcuola per i figli di operai, che conta 200 iscritti, e una scuola estiva. È sede inoltre di una biblioteca circolante municipale. Poco dopo l’apertura, alcune famiglie degli alunni chiedono, per motivi di distanza dalla scuola, di riaprire i locali della vecchia sede di via Luserna: il Comune concede l’istituzione della prima e della seconda elementare in quella che diviene ufficialmente la succursale. Il numero degli alunni è in continua crescita e si rende necessario l’affitto di altri locali privati in via Challant. La guerra segna pesantemente la scuola che riporta 12 locali interamente distrutti e 31 sinistrati. Dopo la ricostruzione la vita del Santorre continua a caratterizzarsi per l’alto numero di allievi che porta negli anni Sessanta ad avere una succursale in corso D’Albertis (dove poi verrà costruita l’elementare Dal Piaz) e nel decennio successivo una in via Berta 15 (attuale succursale della Salgari) e una seconda in via San Bernardino 13 con solo le classi dalla terza alla quinta. La scuola, situata al centro del quartiere, è sempre stata punto di riferimento per intere generazioni, vivendo gli eventi che si sono succeduti, le due guerre, la ricostruzione, lo sviluppo economico e la forte immigrazione. Il grande edificio scolastico della scuola "Santarosa" ospitò per diversi anni un Avviamento Professionale Femminile a tipo industriale. Alla fine della seconda guerra mondiale, la scuola superiore fu collocata nell’edificio stile ’900 di Corso Peschiera, e mantenne il nome della scuola in cui era stata ospitata per anni. L’edificio, che non ha mai abbandonato la sua funzione di sede scolastica, attualmente ospita le classi della scuola elementare.
Tratto da MuseoTorino e www.circolosantarosa.it/storia.html



La Stampa 6.7.1922
Il primo agosto si apriranno le scuole estive a cui saranno ammessi soltanto gli alunni e le alunne delle scuole civiche i quali abbiano frequentato nel’anno scolastico 1921-22 le classi 1,2,3,4 elementare
La Stampa 7.9.1943 
La scuola risulta tra quelle maggiormente danneggiate dai bombardamenti

La Stampa  18.8.1943
Devastazioni e crolli nei rioni popolari
 In via Montenegro alla scuola elementare Santorre Santarosa sono cadute due bombe una nella strada e l'altra nel cortile dalla parte di via Chiomante. Anche la scuola di avviamento G. Plana è stata raggiunta da spezzoni incendiari.  Per fortuna in via Chiomonte , via nel cortile della scuola Santorre Santarosa, all'angolo opposto ove è caduta la bomba, ha sede un raggruppamento dell'Unpa. Due squadre di primo intervento sono subito accorse a portare la loro valida opera. Anche la chiesa di San Bernardino è stata gravemente colpita e danneggiata. Nella chiesa, tenuta dai Padri Francescani, sono precipitate sette bombe incendiarie. Una è caduta nel giardino senza arrecare danni, ma le altre, purtroppo, hanno portato la distruzione nei punti ove sono scoppiate. Molte, dopo di avere perforato l'intero edificio, sono finite nel chiostro. Nella chiesa lo spostamento d'aria ha rovesciato i candelabri, i paramenti e tutti gli arredamenti dell'altare. L'Altissimo è stato portato via mentre ancora divampava l'incendio: anche se Esso fosse rimasto nel tabernacolo non avrebbe però subito danni, essendo la costruzione fatta in maniera di dare ogni sicurezza anche in caso di incendio o di crollo. Ai piani superiori una bomba incendiaria, ha colpito un magazzeno ove i Padri Francescani tenevano tutta la cera, i paramenti sacri, oggetti in bronzo. Nella notte stessa i frati hanno cercato di salvare il salvabile, riuscendo in gran parte ad evitare che le fiamme raggiungessero molti ricchissimi arredamenti. Il danno più grave è avvenuto nel fondo della chiesa dove l'organo, a 1500 canne, è andato completamente distrutto dalle fiamme. Anche i due mo. tori sono rimasti completamente carbonizzati. Delle canne più nessuna traccia: liquefatte. Padre Anacleto, organista della chiesa, ci ha mostrato con aria desolata ov'egli soleva sedersi davanti allo strumento: non vi è che un vasto buco nero. Il parroco della chiesa, padre Candido Viretti, si aggirava nel chiostro, seguito dai suoi fraticelli osservando smarrito la impressionante scena.

La Stampa 14.6.1957
Promossi  1530 su 1659


Ho frequentato la scuola dal 1957 al 1962. L'entrata dei maschi allora era in via Malta 2bis. Si accedeva attraverso un modesto atrio scuro ad un altro vano da cui si dipartivano tre corridoi, due di accesso alle varie aule e uno sulla destra terminante in una spaziosa palestra. Fu lì che nel mese di settembre 1957 fummo radunati per l'appello e l'assegnazione alle varie sezioni. Separati dalla sicura presenza materna vivevamo la prima dolorosa esperienza di un distacco. Il grembiule nero col fiocco azzurro era d'obbligo per i primi 3 anni poi sostituito da una maglietta blu con due pompom dello stesso colore, annodati al collo. La prima maestra fu la Chiarabaglio una donnina già avanti negli anni, tranquilla e dolce. In quarta classe non fu semplice il passaggio sotto la ferrea disciplina del Prof. Salvatore Vitanza, insegnante in congedo dall'esercito (un ex maggiore? così si diceva....): poco incline al sorriso esigeva ubbidienza assoluta e per imporla ricorreva a sfuriate verbali che ci lasciavano perplessi in quanto condite da colorite espressioni fino ad allora a noi sconosciute. Ho in mente ancora qualche nome Anderi, Cavallone, Varvello, Lovato, ....

anno scolastico 1957/58 Prima elementare

      La palestra

una classe al piano terra, oggi

mercoledì 20 marzo 2013

Parchi di Torino: storia di Villa Genero



Villa Genero nasce dall'unione di due «vigne»: vigna Colla e vigna Baldissero, la prima acquistata da Felice Genero nel 1858 e la seconda dalla moglie del medesimo nel 1888. La vigna Baldissero sita nel luogo dell'attuale piazzale all'atto dell'acquisto comprendeva: una villa, un rustico, una cappella, prati, orti, giardini, viali alberati. La vigna Colla, dove ora è sistemata la scuola materna, comprendeva un civile, due case rurali (una si è conservata) serre, giardini prati e il padiglione. Nel 1898 il complesso fu eretto ad ente Morale con il nome «Ginnasio Genero». Nel 1923 fu ampliato il civile e nel 1933 il parco divenne pubblico.

La STAMPA  21 Gennaio 1932
 Il parco di Villa Genero  come già abbiamo avuto occasione di rilevare più di una volta, per cura della nostra  Civica Amministrazione sono in corso di esecuzione alcuni importantissimi parchi pubblici che occupano complessivamente una zona imponente. Quello vastissimo della Pellerina, quello pure grandioso di Borgo San Paolo, e quello più degli altri caratteristico per essere in area collinare di Villa Genero, sono i maggiori. Queste nuove oasi di verde di svago e di respiro, non a torto chiamate i polmoni delle grandi città, rispondono ad un preciso e lodevolissimo programma del Podestà, conte Thaon di Revel, programma che l'Ufficio tecnico municipale diretto dall'ing. Orlandini va man mano realizzando con criteri di modernità é di larghezza. Dei tre parchi menzionati vogliamo foggi illustrare, per quanto brevemente, quello di villa Genero, il quale sarà n primo ad essere ultimato e inaugurato.
 La campagna dei poveri
Anni addietro la vedova Genero tacciava in eredità al nostro Comune la propria magnifica villa, situata al n. 139 della strada di Santa Margherita, perchè fosse fatta sede dl un Ginnasio Ricreativo. Cosi nella villa trovava posto una scuola, tuttora in funzione, riservata agli scolari di malferma salute, ivi fatti segno a cure speciali, con particolari metodi di insegnamento. Ma la scuola non occupa che uno solo dei quattro edifici della Villa, e non sfrutta che una parte dell'amplissimo parco circondante la villa stessa, il quale in tal modo andava cadendo in abbandono. Allora è intervenuta la Podesteria, la quale ha deciso di fare, della parte non utilizzata, un parco pubblico. E' stata veramente una magnifica idea. Il parco della villa misura complessivamente sui 60 mila metri quadrati di superfìcie, e siccome circa 20 mila di essi rimangono assegnati al Ginnasio Ricreativo, ne risulta che il parco pubblico consterà dl circa 40 mila metri quadrati. Si tratta dunque, all'ingrosso dell'ottava parte del Valentino; il che non è piccola cosa, se si considera che siamo in zona collinare. L'area della villa confina con quella della Villa della Regina, che ospita, il panorama magnifico più sopra descritto. In alcuni punti la vista dell'osservatore è limitata ai lati da gruppi di piante, che sapientemente si innalzano sullo sfondo del cielo come quinte a teatro, con un effetto decorativo irresistibile. Questo parco ha dunque, sugli altri in effettuazione, una grande prerogativa, un alto merito: quello dl essere già fatto, e di non necessitare che di ritocchi. Vi lavora, infatti, una squadra di operai giardinieri, sotto la direzione del geom. Bortolotti, ma essa è chiamata, in fondo, ad un lavoro di pulizia e di riordino, per rimettere all'onor del mondo quello che era stato sin qui trascurato. Maggior lavoro e fatica richiederà, accanto alla costruzione delle strade, la parte edilizia, che riguarda i quattro edifici di cui la villa consta. L'edificio posto più in basso e più vicino all'ingresso è quello ove ha sede la scuola. Perché meglio risponda allo scopo, esso verrà radicalmente riattato e risanato. Una casetta rustica che gli sorge accanto sarà pure restaurata e servirà di abitazione ai custodi. Il secondo edificio, che occupa una posizione centrale e che presenta cattive condizioni di stabilità, verrà totalmente abbattuto, e in suo luogo si aprirà il piazzale-belvedere cui accederà direttamente il braccio della strada principale, al quale abbiamo già accennato. Il terzo edificio, posto superiormente, è una casa colonica che guarda direttamente sulla strada di Santa Margherita, e verrà pure radicalmente trasformato. Esso sarà adattato a pubblico esercizio di tipo rustico, ad esempio a «buffet» e latteria insieme, e sarà certamente di grande conforto per i visitatori assetati ed anche per quelli affamati che non mancheranno certamente. Il quarto edificio, detto «fortino», è quello che sorge più in alto, ed è una caratteristica ed elegante costruzione ad un solo piano, con civettuole salette a veranda. Anch'esso verrà restaurato e servirà probabilmente a ricevimenti ad altre cerimonie del genere che eventualmente dovessero aver luogo. In vicinanza del fortino il terreno, mentre da un lato guarda, per mezzo di uno spalto, verso Superga, dall’altro scende in dolce declivio verso la strada ed è stato finora coltivato a vite. E’ qui, dove è ora la vigna che sarà creato del nuovo, al quale concorreranno insieme e sterratori e giardinieri. Si tratta infatti di ricavare quello che possiamo chiamare l’angolo dei bimbi, con un viale che vi salga dal basso e precisamente dal buffet-latteria con sentieri, spiazzi e prati che si prestino particolarmente ai giochi dei ragazzi. E così il parco, piccolo ma delizioso, sarà anche completo.
La strada di accesso
Intanto i lavori procedono alacremente  sotto la direzione dell'Ingegnere Pachner degli uffici municipali, e più andranno speditamente con la buona stagione. L'ingresso principale della villa Genero, che sarà anche l'ingresso del parco pubblico, è, come abbiamo detto, al n. 139, cioè a circa 15-20 minuti di strada, fatta comodamente a piedi, dalla fermata del tram n. 20. Il parco, adunque, sarà facilmente accessibile; già fuori città, cosi da dare l'impressione dì essere aperta e completa campagna, eppure ancora in città, per cosi dire a portata di mano. Una breve passeggiata dopo una corsa in tram, e il torinese, d'estate, si toglierà all'afa ed alla canicola, per sprofondare nell'ombra e nella frescura. Intenzione della civica amministrazione è appunto questa: di creare, per l'estate, la « campagna » di coloro che rimangono in città; dei poveri, in particolar modo, i quali potranno senza spesa alcuna, godere almeno per parte della giornata, degli stessi vantaggi che molta gente va cercando nelle nostre vallate, quelli della cosiddetta mezza montagna.. Il luogo infatti oltre ad essere incantevolmente ameno, è felicemente situato, ed offre ventilazione e fresco anche in piena estate. Le risorse che vi si aggiungono con la sistemazione a parco lo faranno addirittura privilegiato.
Grandioso panorama
Questo parco costituirà poi una magnifica riposante sosta per chi voglia recarsi all'Eremo o al Parco della Rimembranza o, come più frequentemente usano i torinesi, a Santa Margherita. E ciò vale tanto per chi va a piedi quanto per chi si vale di automobile o carrozza giacché anche i veicoli potranno entrare nel parco. E qui all’occorrenza si potranno specie di domenica, consumare all’ombra di piante secolari, liete e confortevoli merende… L’ingresso del parco, come si è detto, si aprirà ove ora è l’ingresso alla villa in strada di Santa Margherita. Quivi il passante può assistere già ora alla costruzione della strada da parte di una squadra di sterratori che sono all’opera da qualche tempo. Rettificato il confine fra le due proprietà di villa Genero e Villa della regina, la strada seguirà la nuova linea di demarcazione per circa 300 metri. Essa sarà larga metri 10,30 e sulla sinistra, cioè verso valle, lungo i terreni della villa delta Regina, sarà fiancheggiata da una cancellata in ferro, che darà alla strada stessa visuale e respiro. In capo ai suoi 300 metri la strada piegherà a destra ad angolo acuto, per inoltrarsi nel parco, e salendo dolcemente si porterà al centro di questo, su un piazzale dl discreta ampiezza e di magnifica positura, situato sopra una specie di sperone donde lo sguardo potrà spaziare liberamente all'ingiro. Sarà un terrazzo belvedere da cui si potrà godere lo splendido spettacolo della città, della collina — Superga da una parte e il Parco della Maddalena dall'altra — e delle Alpi lontane. A questo piazzale centrale fa capo un completo sistema di viali e di sentieri, il quale non occorre sia creato, perchè già esiste, ed è quanto di meglio si possa desiderare. Il parco di villa Genero, infatti, creato sul principio del secolo scorso — in un'epoca, cioè, in cui l'arte del giardinaggio era floridissima — rivela In ogni suo particolare una mano maestra. Ogni caratteristica del terreno è stata abilmente sfruttata, e non è esagerato dire che viali, belvederi, spiazzali, terrazzi, sono stati ricavati con genialità e fantasia, col risultato dl una varietà tutta movimento e leggiadria. Vi sono visuali indovinatissime scorci caratteristici, angoli e recessi pieni di quiete e poesia. Fontane, statue e obelischi sono stati distribuiti con abbondanza e buon gusto. La strada che conduce al piazzale terrazzo sarà ultimata in luglio od in agosto. Mentre si porrà mano ai lavori di edilizia saranno intensificati quelli di riordino e di pulitura del parco, di guisa che per il 28 ottobre prossimo si potrà farne l'inaugurazione ufficiale. Quest'opera avrà però, in un secondo tempo, un complemento, che si riferisce al tronco di strada dl larghezza m. 10,30, che abbiamo più sopra Illustrato. Questa strada è destinata ad essere continuata, fino a raggiungere la strada dl Santa Margherita all'altezza delta villa segnata col n. 162. Sarà cosi un buon tratto della vecchia strada che viene ad essere sostituito con mobile o carrozza, giacché anche l’altro più breve e ben più ampio, veicoli potranno entrare nel parco. E nel punto ove la strada nuova raggiungerà la vecchia è già stato allestito un grazioso piazzaletto che avrà presto un'aiuola fiorita ed una fontanella. Il Municipio ha acquistata una casa che sorgeva sul posto, l'ha abbattuta e ne ha ricavato il sopraddetto slargo, dal quale si gode un panorama dei più affascinanti. Degno di nota è il fatto che a questo punto, sulla destra, il vecchio muretto di cinta della villa adiacente è stato sostituito, per accordi intervenuti col Municipio, da una cancellata in ferro. La cosa è importante, non solo perchè senza la cancellata il piazzaletto sarebbe soffocato e perderebbe gran parte del suo valore, ma anche perchè la cancellata costituisce una primizia, una specie di «avant-gout» di quanto, con l'andar del tempo, la civica Amministrazione ha in animo di realizzare. Si tratterebbe, cioè, di sostituire tutti i muretti che fiancheggiano la strada dl Santa Margherita, sul lato verso valle, con altrettante cancellate in ferro. In tal modo la strada, che, oltre ad essere stretta, è come soffocata da questi muretti, acquisterebbe aria, luce e bellezza, dl guisa che il percorrerla sarebbe veramente gradevole e interessante.
LA STAMPA -- 14 Ottobre 1932
Nella sua marcia per il rinnovamento cittadino cui il Podestà, conte Thaon di Revel, ha impresso un indirizzo  cosi organico e moderno, il piano regolatore doveva trovare lungo la zona collinosa una istituzione che, in tema di assistenza ai bimbi poveri e bisognosi di cure rappresenta una anticipazione di alcuni decenni sul grandioso e analogo movimento portato al massimo sviluppo dal Regime Fascista. Vogliamo accennare al Ginnasio ricreativo Genero. La sua fondazione risale al 1890. Una munifica signora torinese, Giuseppina  Gola, vedova di un personaggio alquanto discusso, appunto il Genero, che aveva occupato importanti cariche all'epoca del Parlamento Subalpino, ereditiera delle sostanze di costui, donava al Comune le due ville sulla cui area, di 57.054 metri quadrati complessivi, la istituzione ha sede, e la faceva con una lettera che si può considerare un nobilissimo testamento morale. In una città — essa scriveva — nella quale la maggior parte della popolazione operaia è ancora costretta a vivere in abitazioni disagiate e poco sane, dove i bambini non hanno aria, luce e calore quanto basti per soccorrere alla gracilità della loro costituzione e combattere la lunga serie dei mali che l'imprevidenza o la colpa hanno inoculato nel loro povero sangue, mi parve opera buona di provvedere a che i più bisognosi, e fra essi  i meno robusti e meritevoli, per la loro buona condotta, di maggiori riguardi, potessero in ogni anno e per turno respirare per un po' di tempo l'aria salubre della campagna, e ricevere vitto conveniente e cure sanitarie ed igieniche in modo da rialzare il loro spirito e rafforzare ad un tempo le forze del corpo». La signora morì nel 1908, ma la sua opera le è sopravvissuta. Forse più di un torinese, al leggere o all'udire il nome dell'istituzione, sarà stato tratto in inganno da quell'insegna di «ginnasio» che nel linguaggio comune sta ad indicare una diversa attività scolastica: ciò deve anzi aver contribuito a mantenere un fitto velo d'ombra sull'istituzione. Certo si è che questa, mercé la dotazione patrimoniale largita dalla fondatrice poteva iniziare nel 1891 la sua opera, accogliendo durante le vacanze estive cinquanta tra alunni ed alunne delle scuole elementari, numero che ben presto salì a duecento. Fino al 1915 si formarono ogni anno quattro squadre, due maschili e due femminili che si alternarono nella villa per un soggiorno di venti giorni caduna. Durante la guerra, il Ginnasio con l'aiuto del Comune rivolse in modo speciale le sue cure a vantaggio degli allievi bisognosi, figli di soldati e portando ad un mese la durata della permanenza delle squadre nella villa prolungando così di quaranta giorni il suo normale funzionamento. Nel 1918 il Ginnasio nell’intento di concorrere al sollievo delle numerose famiglie profughe venute  a Torino dalle regioni invase mise i suoi locali per ospitare in luogo degli alunni torinesi, una colonia di 75 fanciulli profughi che vi rimasero dal dicembre 1917 a tutto il marzo del 1919. Ai piccoli coloni oltre all’alloggio e il vitto, veniva impartita l’istruzione con l’apertura di quattro classi elementari affidate ad altrettante insegnanti profughe. Terminata la guerra l’istituto tornò alla primitiva funzione. Successivamente una scuola all’aperto per bambini gracili, dovuto all’iniziativa del corpo insegnante torinese, raccoglieva una settantina di alunni. Ma come si è detto la proprietà su cui sorse il Ginnasio, è venuta a cadere sotto il piano regolatore, che destinandola a parco pubblico, prevede pure la demolizione dei fabbricati ivi esistenti. La precarietà di questi pertanto ha sempre trattenuto l’Ente dal procedere sia alla loro manutenzione, sia il loro adattamento alle moderne esigenze dell’igiene scolastica, tanto che una parte dei fabbricati era divenuta pressocchè inabitabile e un’altra parte necessitava di radicali trasformazioni.  In conseguenza di ciò anche per l’esiguità del reddito derivato dalla donazione della Sig.ra Gola, 14mila lire l’anno, ridusse sempre più la sua attività, fino a sospenderla completamente. Già altra volta abbiamo informato i nostri lettori, che allo scopo di dotare la città di un parco pubblico collinare, a breve distanza dall’abitato, ed in considerazione della necessità di dare la maggiore estensione possibile alle scuole all’aperto e alle colonie estive, fra l’Amministrazione podestarile e Villa Genero, venne stipulato un accordo in base al quale il Ginnasio mise a disposizione della Città affinché fosse sistemato a parco pubblico tutta la parte superiore ed inferiore della sua proprietà per la superficie di metri quadrati 40mila circa, conservando la libera disponibilità della parte mediana di circa mq 20 mila: e a sua volta il Comune si impegnò di provvedere alla sistemazione dei fabbricati esistenti sulla parte mediana in modo da renderli conformi alle moderne esigenze e da aumentare la capacità a 105 letti. Possiamo ora aggiungere che le opere per la sistemazione dei fabbricati  eseguite dal Civico esercizio tecnico dei Lavori Pubblici comprendono: la sistemazione della cucina, delle docce con relativo spogliatoio e del locale per la caldaia dell’impianto di riscaldamento nel piano seminterrato che venne risanato con la costruzione di una opportuna intercapedine: la sistemazione della cappella, del parlatoio, degli uffici della Direzione e del refettorio nel piano terreno, pure risanato mediante la costruzione di un cortiletto a monte dell’edificio; la sistemazione dei dormitori nei due piani soprastanti, dei quali il secondo costruito interamente a nuovo; ogni piano venne inoltre dotato di un adeguato numero di latrine e lavabi. Al piano terreno poi venne annessa una palestra con sovrastante terrazzo. L’importo di tutti questi lavori ammonta a lire 780.000 circa. Per la sistemazione della zona destinata a parco pubblico, si provvide innanzi tutto alla costruzione di un’ampia strada di accesso della larghezza di metri 10,50 formante il primo tronco della nuova strada per Santa Margherita prevista dal piano regolatore Da questa strada al cui inizio un’artistica cancellata segna l’ingresso del nuovo parco, ne parte, dopo oltre 400 metri, un’altra pure carrozzabile, larga metri 5 e lunga circa 270 metri che conduce al belvedere dal quale la città appare in una visione superba. Il piazzale, di oltre 1000 metri quadri di superficie, serve da punto di partenza a un magnifico viale rettilineo, lungo circa 300 metri, ombreggiato da ippocastani. Un’altra strada conduce poi al piazzale superiore ove trovasi un grazioso chalet chiamato il Fortino. Numerosi viali pedonali, collegati fra loro da vari stradini e scalette bordate con scogliere di roccia tufacea, per uno sviluppo totale di circa 1500 metri, completano la rete stradale del parco, contornando vaste zone ombrose formate da belle conifere. Tutti i movimenti di terra relativi ai lavori dei viali, piazzali e strade interne del parco, nonché il pianta mento di siepi e allei, venne eseguito in economia a mezzo di manodopera non qualificata assunta per alleviare la disoccupazione. L’importo dei lavori ascende a circa mezzo milione di lire ed in essi hanno trovato lavoro continuativo un centinaio di operai. Non v’ha dubbio che così sistemata Villa Genero costituirà una delle più incantevoli attrattive della collina

La STAMPA 29 Ottobre 1932 CRONACA CITTADINA: La celebrazione de decennale
[…] Mentre la banda suona gioiosamente «Giovinezza» e la Marcia Reale, gli illustri ospiti, salutati dagli applausi della popolazione, prendono commiato, dirigendosi velocemente con le automobili, verso la città, per recarsi alla Villa Genero. Dalla regione Barca il corteo delle automobili rientra in città e si reca nell'Oltre Po per l'inaugurazione del Parco di Villa Genero e della restaurata sede del Ginnasio Ricreativo. All'ingresso del parco che, come è noto, sorge in una magnifica posizione al di sopra della Villa della Regina, sono disposti gruppi di guardie municipali, il cui compito principale, oltre il servizio d'onore, consiste nel disciplinare l'afflusso della folla accorsa numerosa a godersi lo spettacolo che la località offre.

LA STAMPA - 24 Agosto 1934 - CRONACA CITTADINA: Lieta vita nelle Colonie elioterapiche. La visita del Segretario Federale alle Piccole Italiane nelle sette sedi torinesi
Anche la Colonia elioterapica municipale di Villa Genero è stata visitata dai Gerarchi. Nel vasto ed ombroso parco dell antica villa che, come e noto, or è circa un anno che il Comune di Torino ha voluto acquistare per farne un magnifico parco pubblico e per istituire una colonia, oltre trecento bambini ogni  giorno  convergono da tutte le zone della città per godere i benefici delle cure solari.
La Stampa del novembre 1933 annuncia la prossima installazione di illuminazione a villa Genero per la primavera successiva

LA STAMPA - 19 Luglio 1933 - CRONACA CITTADINA: Le grandi opere del Regime:  Si è sistemato a giardino pubblico la villa Genero e il Ginnasio Ricreativo annesso. 

La Stampa 25 luglio 1936

La  STAMPA - Martedì 30 Marzo 1937 - CRONACA CITTADINA: Settantamila torinesi alla  "Pasquetta dei Lavoratori"
Di una simpatica iniziativa si è fatta promotrice, quest'anno, come già l'anno scorso, la Federazione dei Fasci, organizzando la Pasquetta dei Lavoratori. Il Partito vuole e sa essere vicino al popolo, viverne la stessa vita e affiancarne le tradizioni, suscitandone la vitalità e creando attorno ad esse iniziative atte a potenziarle. E il popolo, che ha squisita sensibilità e cuore aperto partecipa in numero stragrande. Dai più lontani rioni la folla è accorsa a Villa Genero, ove il Partito invitava il popolo alla prima grande festa all'aperto dell'anno. Nel magnifico parco pubblico già prima delle 15 la folla era stragrande. Un fitto andirivieni peri viali e per i sentieri e presso la palazzina una marea di gente. Nel prato retrostante già si stendevano le prime candide tovaglie sul verde e a poco a poco le brigate si facevano così numerose da non lasciar più un posto libero. Organizzazione perfetta, servizio d'ordine inappuntabile. Sullo rotonda, presso la palazzina, molte coppie ballavano e giù, vicino alla ex-cascina, era stato predisposto il tradizionale ballo a palchetto, di carattere paesano, ove giovanotti e ragazze facevano i quattro salti. Valserini e mazurchette, musica rurale e allegra. I numerosi banchi per la vendita di vino e vettovaglie {salame, cibo classico della merenda; anche piatti caldi, però, e ben serviti, saporitissimi) hanno fatto ottimi affari. Alle 16 la festa era nel suo pieno e la folla, già numerosissima, andava sempre aumentando. La doppia fila di gente, si snodava senza soluzione di continuità, dalla Gran Madre di Dio, per la strada in salita, fino a Villa Genero. Poco dopo le 16 sono giunti sul posto il Federale e il Podestà. Piero Gazzotti, animatore della riuscita iniziativa, fu accolto, nel suo giro per i viali, da vive e cordiali manifestazioni di simpatia.  Federale e Podestà visitarono ogni angolo del parco e non mancarono di fare quattro salti anche loro sul ballo pubblico. Poi presso la cascina, fra la gente che merendava, sdegnando un tavolo imbandito sulle spiazzo della palazzina, sedettero e consumarono uno spuntino. La folla andava sempre aumentando. Più di settantamila persone sono forse passate ieri nei viali di Villa Genero. Numero enorme che prova la riuscita di questa simpatica manifestazione. Anche la lotteria... Dagli altoparlanti installati nei diversi angoli del parco un annunciatore dava i risultati dell'estrazione di una lotteria fra i presenti….

Nel novembre del  ’42 i mille letti del tubercolosario suburbano di San Luigi in Regione Tre Tetti vengono evacuati per via dei bombardamenti e trasferiti a villa Genero dove però sono disponibili solo poco più che 80 letti. Nel novembre del ’44 il Prof Giulio Malan Primario del San Luigi lamenta questa situazione di carenza che rischia di vanificare i successi ottenuti anni prima nella cura della malattia.
Villa Genero nel ’42 si trasforma in terreno utilizzato per la coltivazione autarchica del grano

LA STAMPA - Venerdì 26 Giugno 1942 - A GIORNI, IN PIAZZA CASTELLO La trebbiatura del grano raccolto nei "Campi di guerra". I covoni davanti a Palazzo Madama
 Col Podestà fra'i mietitori - 800 quintali di frumento, 1200 di paglia e 4000 di prodotti vari Verso i primi di luglio, cioè fra alcuni giorni, piazza Castello che ha assistito nei secoli a tanti spettacoli diversi, dai tornei di Corte alle parate militari alle sfilate religiose all'accalcarsi del popolo nei lieti è tristi eventi della Patria, alle grandi adunate del Regime, ne vedrà uno di carattere assolutamente nuovo e insolito: la trebbiatura del grano. Si tratta del raccolto proveniente gai parchi, dai giardini e dalle aiuole municipali, trasformati, dov'era possibile, in campi coltivi in obbedienza all'incitamento del Duce di utilizzare anche le particelle minime di terreno per assicurare, il pane alla Nazione e rafforzare in tutti il proposito della vittoria. Spettacolo pertanto non solo pittoresco, ma di profondo significato morale, attestatore di una ferrea volontà che nulla varrà a scuotere e che anzi i continui successi dell'Asse temprano sempre più. La mietitura è già cominciata e ieri sono affluiti alla parte della piazza fronteggiante l'entrata a Palazzo Madama, di rimpetto a via Garibaldi, i primi carri cari chi di covoni, che saranno di ma no in mano disposti in alte cataste in attesa delle operazioni al cui inizio assisteranno'' tutte le Autorità, insieme a un largo concorso — è facile prevederlo — della cittadinanza. Con la consueta cortesia il Podestà, comm. Matteo Bonino, ha voluto farci assistere ieri stesso, nella vasta distesa del Parco della Pellerina, al taglio del grano compiuto dalla macchina trainata autarchicamente da due poderosi cavalli, e siamo rimasti colpiti dalla bellezza delle spighe dorate e gonfie, ottenute nonostante il terreno di riporto su un fondo di discarica. Il camerata Bonino , che con tanta passione ha presieduto a tutte le fasi della utilizzazione dei campi e degli orti di guerra della nostra città, può veramente essere soddisfatto della proficua opera sua. Il raccolto granario assomma ad oltre 800 quintali con 1200 quintali di paglia, ricavati per una superficie globale di circa 3O ettari, equivalenti a trecentomila metri quadri, oltreché della Pellerina, dai parchi del Valentino, di San Paolo, San Severino e di Villa Genero, nonché da altri appezzamenti minori, compreso lo Stadio Mussolini. Ma oltre il grano, il Podestà ha curato il più intenso sfruttamento delle aree municipali pubbliche con la semina di altri prodotti, quali le patate, i semi di girasole, il granturco, le zucche, la segala l'avena, il fieno; e mentre il raccolto delle patate si presenta pur esso promettente, si attende il raccolto di 1500 quintali dì cavoli che troveranno posto nei campi di grano a mietitura compiuta. Il complesso delle coltivazioni varie della presente annata agricola raggiungerà i 4000 quintali. Per i lavori non si è dovuto ricorrere a mano d'opera speciale, giacché sono stati e sono tuttora utilizzati i giardinieri del Comune. Torino ha cosi risposto ancora una volta nel modo più degno all'incitamento del Duce, mettendosi, pure in questo settore, in prima linea.  

4 febbraio 1949: L’Ospedaletto di Villa Genero per fanciulli tubercolotici  viene fondato nel 1948
Martedì 10 - Mercoledì 11 Maggio 1949 NUOVA STAMPA SERA
I bimbi di Villa Genero alla prima Comunione Nella chiesetta del Sanatorio di Villa Genero, alla presenza del sindaco di Torino, dottor Coggiola, delle dame Patronesse e dei parenti è stata impartita la Prima Comunione a nove piccoli ricoverati: sei bambine e tre maschietti. Sedici furono i bimbi che si presentarono alla Cresima: nove bimbe e sette bimbi. Uno di questi, non essendo stato rintracciato il suo atto di battesimo (si tratta di un orfanello), venne ribattezzato coi nomi che desiderava. Meglio due volte che nessuna. Nel Sanatorio dì Villa Genero, piccolo angolo di fraternità sociale in cima alla collina, sono teneramente curati 87 tra bimbi e bimbe, che l'istituzione benefica si sforza di restituire integri alla società. E il 99 per cento delle volte ci riesce. In silenzio, ma col cuore. E' ciò che conta. Come è noto l'ente è retto dalla benemerita Crociata Antitubercolare di cui è presidente il sindaco, dottor Coggiola. Dalla Crociata dipende pure il Preventorio di Lucento, dove sono ospitati e amorevolmente assistiti i bambini figli di tubercolotici. I piccoli ospiti sono avviati a cura del Consorzio Provinciale di corso Savona e dell'Istituto di Previdenza Sociale.

23.11.51 I profughi dell’alluvione nel Polesine vengono alloggiati a Villa Genero in un centinaio di posti (notizia del 21 novembre 1951)


Villa Genero marzo 2013

Il Fortino sotto la neve

Interno (murato) del Fortino


Uno dei viali di accesso al belvedere




venerdì 15 marzo 2013

Storia di una matita

Storia di una matita


Nei cassetti di una casa  si stratificano oggetti preziosi o insignificanti: ad ognuno, in piccola o grande misura è attaccato un frammento della vita di una persona. Gli oggetti sono messi nei cassetti seguendo la logica del caso. Importanti o no possono rimanere lì dimenticati per anni, lustri e più. Sempre il caso, nuovamente, ne decreta la sopravvivenza o la fine.
Giorni fa ho recuperato in mezzo ad una miriade di fogli, lettere, spille, batterie scadute, elastici, nastri, la matita riprodotta qui in alto. E' sopravvissuta a quattro traslochi, viaggiando nascosta in un cassetto. Il ricordo che ho di essa più lontano, risale alla fine degli anni '50 quando abitavo a Torino in Borgo San Paolo. La cucina, o per la precisione il "tinello", in cui passavo la maggior parte delle mie ore bambinesche, aveva oltre ad un divano e al tavolo un bel mobile azzurro pallido, privo di spigoli, un po' come quello riprodotto qui sotto.



Lì, nel cassetto di mezzo, in un momento imprecisato di quel decennio, la matita ha iniziato la sua vita autonoma. Già allora era vecchia, lo smalto verso la punta si era sfaldato lasciando trasparire l'acciaio sottostante e i numeri che indicavano la durezza della graffite erano ormai esili tracce dorate. Unico superstite il simbolo HB, su in alto, testimone rassicurante di una "media" durezza.
In quegli anni le penne stilografiche, che mi avrebbero fatto compagnia e in parte deluso nel decennio delle scuole medie, erano ancora sconosciute in casa mia: la maestra dei primi anni dell'elementare voleva la penna col pennino e il relativo inchiostro ad inzuppo. I disegni, a volte le brutte copie, meno le sottolineature (il sussidiario si leggeva, guardava e studiava, neanche pensare a sottolinearci sopra qualcosa) le facevo dunque con questa matita. Mio padre verso la fine dell'anno doveva compilare una lunga lista di fornitori per l'officina presso cui lavorava: io l'aiutavo mettendo sulla carta la copia provvisoria degli infiniti nominativi con indirizzo che poi lui avrebbe approvato e dato da copiare in bella a mia sorella, che in quanto assai maggiore di me negli anni, aveva il privilegio della stesura finale. La matita comunque non godeva ancora in quei tempi di una sua fisionomia che potrei definire "affettiva e particolare" Era solo una delle tante in uso a casa mia. Con l'introduzione della penna biro (in verità abbastanza tardi nella mia vita scolastica, in quanto poco tollerata dai maestri prima e dai professori poi) la matita scomparve alla mia attenzione, per molti anni, penso, giacque nei vari cassetti della casa, un po' in cucina e a volte nella più raffinata collocazione del mobile in sala.


(Anni 40, in radica, stile Chippendale molto in voga nei rifacimenti di quel tempo). Il caro oggetto tornò in uso, raggiunta ormai una dimensione "mitica", nei lunghi faticosi anni dell'università. Lì i testi si sottolineavano eccome: righe, pagine intere, tutto un nereggiare graffitico con la scala della durezza che scivolava verso il 2B..... Finita l'università, per la matita cominciò il secondo letargo che è arrivato fino ai nostri giorni, quasi un sonno di oblio eterno. Invece eccola di nuovo lì, sul tavolo in legno di noce che mio nonno costruì quasi cent'anni orsono, sul comodino stile eclettico arrivato dal Sudamerica a metà del secolo scorso (ma questa è un'altra storia.........) usata per sottolineare le faticose declinazioni dei verbi tedeschi che impegnano il mio tempo libero.......