lunedì 17 giugno 2013

Vie di Torino: corso Ferrara

Lungo poco più di mille metri, vede convivere la maestosità di un Boulevard parigino (la larghezza è simile a quella degli Champs Elysées....) e la miseria di un vicolo napoletano (le frequentazioni sono anche in questo caso simili). Nasce dalla fine di corso Grosseto dove questo incrocia perpendicolarmente Corso Molise e muore nel nulla dopo un rettilineo tracciato su 9 corsie. Da un lato è per lungo tratto costeggiato dagli immobili del quartiere Vallette dall'altro dall'enorme terra di nessuno che a fatica dopo anni di progetti e cambiamenti cerca ancora una dignità territoriale cittadina. Qui è sorto nell'aprile del 1979  il campo nomadi  dopo che un primo nucleo di 250 persone si era accampato sullo spartitraffico del corso. Nei mesi successivi molte furono le proteste degli abitanti delle Vallette che mal sopportavano l'ingombrante presenza di persone che si ritiene per gran parte dedita ai furti e alle rapine. E' sempre del '79 una stima della polizia che reputa che il 70% dei casi di furti in alloggi in città è opera del popolo nomade. Il problema si trascina nel tempo e ancora ad inizio anni '80 è percepibile la tensione e il rifiuto verso questa fetta di popolazione non integrata. Sui giornali si leggono le dichiarazioni dei rappresentanti nomadi con cui si propone l'antico e poco credibile motivetto dell'onesto calderaio che lavora il rame e con questo mantiene la numerosissima famiglia..... Il dubbio però sulla veridicità di questo modello vacilla nell'osservare che accanto a molte roulotte stazionano lussuose Mercedes e BMW nuove di zecca..... Qualche ammissione al cronista sulla possibilità che non tutti gli zingari siano onesti, viene rilasciata
Col primo sole caldo dell'estate il campo visto dall'esterno sembra tranquillo e ordinato. Bambini che giocano a palla, panni stesi fuori dagli enormi Tir attrezzati a camper e poco oltre l'ingresso anonimo al numero 38, sulla via, una brunetta si aggiusta il gonnellino in attesa di clienti. 
La grande carreggiata sembra non avere mai fine, eppure dal suo nascere non sono passati che una manciata di metri. Sulla destra si stacca via Traves anch'essa diritta, disabitata apparentemente senza una fine. Al 46 il fabbricato del mercato ittico quindi poco oltre 
ecco che termina la doppia fila di platani  ed un'ampia curva a sinistra annuncia la fine del corso. Oltre solo campi e il lontano profilo di un insediamento industriale.

La prima citazione del corso si ha sulla Stampa del 30 dicembre 1962 ove si legge che saranno stanziati 140 milioni per "l'apertura di corso Ferrara tra via Sansovino e piazza Manno".
Poco dopo sempre sul quotidiano torinese viene annunciata (gennaio 1963) la requisizione di molte aree, tra cui quella a Sud corso Ferrara, per la costruzione di edifici per edilizia popolare. Nel 1961 in viale dei Mughetti erano sorte le prime unità abitative del complesso delle Vallette. Nell'agosto del 63 corso Ferrara è interessato dai lavori di scavo per l'installazione delle fognature che serviranno in zona al costruendo mattatoio, trasferito dalla vecchia sede di corso Vittorio Emanuele e corso Inghilterra. I lavori iniziano nell'estate dell'anno successivo e interessano u'area di 180 mila metri quadri: nel giugno 1967 lo stato dei lavori viene definito "avanzato" e si prevede l'apertura per il 1968. Nel giugno del 1997 corso Grosseto non è ancora in continuità col corso Ferrara. Nell'aprile del 1969 viene annunciata la prossima costruzione, vicino al mattatoio, del nuovo stabilimento carcerario che sostituirà l'ormai fatiscente complesso delle Nuove di via Pier Carlo Boggio.
Nel frattempo l'area di corso Ferrara diventa argomento di polemica in giunta comunale per l'utilizzazione dell'area delle cascine Continassa e Continetta, a nord del corso. Si tratta di 680 mila metri quadri, contigui al nuovo Mattatoio. L'assessore rag. Costamagna avrebbe volto che fosse destinata a un grande centro annonario, dove trasferire tutti i mercati, compreso quello ittico. L'assessore Paonni, aveva invece proposto di costruire nella vasta superficie di proprietà comunale, la nuova sede dell'ospedale per le malattie infettive Amedeo di Savoia. La costruzione avrebbe dovuto essere separata, con una vasta fascia verde, sia dal mattatoio, sia dal futuro Istituto di rieducazione Ferrante Aporti, a cui sarebbe destinata parte della «Continetta». A questa soluzione si dichiararono favorevoli i funzionari del ministero di Grazia e Giustizia per vari motivi e tra gli altri che il comprensorio era già collegato al centro, senza contare le infrastrutture previste dal piano regolatore con i comuni in continua espansione della cintura; che l'area era isolata, anche visivamente, dalle previste carceri giudiziarie malgrado la non eccessiva distanza (due chilometri); che le caratteristiche del clima erano ottime, trattandosi di una zona salubre e a spiccate caratteristiche residenziali; che il terreno poteva essere disponibile subito mediante la permuta con quello attualmente occupato da «La generala». Nonostante tutte queste istanze positive non se ne fece nulla e solo il mercato ittico vide in seguito colà la luce.
Nel 1994 viene ultimato il PalaStampa (poi divenuto PalaMazda)