sabato 29 settembre 2012

mercoledì 19 settembre 2012

Grandi uomini del passato: Giuseppe Bozzuto medico nella Napoli del '600


Il 1656 fu per Napoli il terribile anno della peste. Il morbo ebbe inizio in gennaio portato da soldati spagnoli giunti in nave dalla Sardegna. Il primo malato fu ricoverato nell’ospedale dell’Annunziata, dove fu posta la giusta diagnosi da parte di un medico di nome Giuseppe Bozzuto. Purtroppo l’allarmante realtà non fu presa in considerazione anzi il medico fu messo a tacere ed imprigionato perché, a parere del Viceré, aveva diffuso notizie false. L’ammalato intanto, come alcune persone venute a contatto con lui, morì accusando i sintomi del male. Il coraggioso gesto del Bozzuto non ebbe seguito in quanto i suoi colleghi preferirono tacere la natura della malattia, temendo le reazione delle autorità. Il mancato isolamento dell’ammalato e degli oggetti appartenutigli favorì così il propagarsi dell’epidemia. La vicenda di Bozzuto può ancora essere seguita dopo l’imprigionamento per qualche giorno. Tra le scritture contabili del Banco dell'Annunziata del 1656 vi è un conto intestato al «dottor medico» Giuseppe Bozzuto, dipendente di quella Casa Santa, conto che reca due accreditamenti del 9 febbraio e del 10 maggio di 14,11 ducati ciascuno, disposti in suo favore dai governatori della Casa Santa dell’Annunziata. Dopo l’11 maggio 1656, data in cui si estingue il conto acceso in anni precedenti, non rimane del medico alcuna traccia, segno che egli era con ogni probabilità nel frattempo deceduto.

Le motivazioni al comportamento irresponsabile del Viceré Conte Castrillo furono addotte al fatto che il riconoscere lo stato di epidemia avrebbe significato sospendere gli aiuti militari ai suoi compatrioti impegnati a Milano contro i Francesi. Altra motivazione le serie difficoltà di ordine economico in cui versava il Regno che sarebbero state sicuramente aggravate dal riconoscere il morbo in città. Da ultimo il permesso dato alla popolazione tra gennaio e maggio, di esodo verso le province contribuì non poco alla diffusione della peste. Un ultima analisi storica vuole che il comportamento del Castrillo fu un deliberato atto di “assassinio” della popolazione, alla luce della rivolta di otto anni prima capeggiata da Masaniello. L’idea di dover estirpare con ogni mezzo questo sentimento dalla plebe napoletana ricorre in rapporti del Vicerè destinati al re e conservati negli archivi madrileni “Se vogliamo continuare a governare questa città… dobbiamo cauterizzare tale sentimento con ferro incandescente”

 

In un testo del 1867 di Salvatore De Renzi troviamo una ricostruzione di quella vicenda

 
-          ….Dio sceglie per punire.

-          E che mi state a farneticare di giustizia di Dio, ripigliava il medico; che mi state a raccontare di vendette di chi è il sommo della bontà e della clemenza. Questa è vendetta non di Dio, ma de’ nostri tiranni; sentitevelo chiaro, questa è la peste che gli Spagnuoli sia per trascuratezza sia per volontà ci han portato dalla Sardegna per distruggerci.

-          Misericordia! Esclamavano gli altri, che ne sapete voi della peste?

-          E se non sa questo che volete che sappia un medico? Ripigliava quello. L’uniformità della malattia; i buboni i lividori le petecchie; il principio da uno ch’è tornato da Sardegna; la progressione da lui al servente, dal servente alla madre di….


-          Ma che dicono altri Medici ripetevano quelli, massime quei grandi medici che sono dalla mattina alla sera, che dalla Casa di un principe passano a quella di un marchese di un duca di un conte; che visitano sua eccellenza e che fanno da professori e protomedici?

-          - Eh sciocchi, rispondeva il Medico, e voi da questi aspettate di sentire la verità! Essi sono abituati a far la corte a sua Eccellenza ed a’ principi; essi tengono la carrozza e accumulano ricchezze perché adulano, perché vanno alla caccia di una meschina popolarità! Essi queste cose le sanno ma le nascondono perché non vogliono farsi nemici.

Questo medico coraggioso si chiamava Giuseppe Bozzuto; abitava né Quartieri bassi della città; ed abituato col volgo parlava concettoso e franco; e con la celia e coll’arguzie correggeva ed istruiva. E quando egli parlava si concitava e batteva il bastone e le sue pause erano segnate dalle prese di tabacco e tutta la gente di strada si affollava intorno a lui per ascoltarlo. Ed in mezzo ai crocchi ne’ quali si facevano i riferiti dialoghi eravi un tale che era stato Eletto della città, messere Donato Grimaldi, il quale riferì tutto al Viceré e sparse subito la voce che il Dottor Bozzuto aveva dichiarato esistere la peste in Napoli… Il Vicerè fece chiudere l’impudente Medico in oscure prigioni. Ivi sopreso dalla peste ottenne appena la grazia di andare a morire nella sua casa. Ecco il destino di chi predica la verità nel regno dell’oppressione e della menzogna

 

 


 

Tipografia di De Domenico Pasquale Via Anticaglia 35

Napoli 1867

 


 

Fatto


 


 

 

lunedì 17 settembre 2012

Napule è 'na carta sporca (e niscuno se ne importa): visita a San Gaudioso

Il treno che mi porta a Napoli sotto la pioggerella di settembre è in ritardo. Ho tempo  di leggere qualche notizia in più sulle catacombe di San Gaudioso oltre quelle già raccolte dal rete e di ricordare l'intreccio di vie per arrivarci. La mente intanto va alla  mia prima visita  ormai una decina d'anni fa, allora mi ero mantenuto con un briciolo di cauta diffidenza sui grandi corsi, a ridosso del lungomare e così ne avevo ricavato un idea di città caotica  e  nulla di più. La scoperta è avvenuta gradualmente, nelle visite succesive, grazie alle lunghe passeggiate attraverso il centro storico, lungo tutta via Tribunali e via San Biagio dei Librai per intenderci. Ricordo che qui lo sguardo non aveva il tempo di immagazzinare un'immagine o una scena che già un'altra si presentava in un flusso continuo di curiose sorprese. Leggevo, passando, di Vico Scassacocchi, Vico Fico al Purgatorio e già la mente si interrogava sul significato di questi nomi che poi più tardi avrei cercato di scoprire.


Adesso ogni volta che ritorno in città  la via Tribunali è il passaggio obbligato verso qualsiasi destinazione sia essa la zona musei, il rione Sanità o la ricerca dei vari sepolcreti partenopei. La pizzeria dei Di Matteo è una delle tappe costanti del peregrinare, anche solo per un breve assaggio. Non ho mai avuto sorprese negative, per curiosità ho interrogato Tripadvisor che ha recensito il locale con 350 e passa giudizi. Mi sono stupito dei 18 "pessimo" assegnati, legittimi di sicuro ma alla luce delle mie frequentazioni, singolari. Scontrini lesinati, sporcizia e altre brutture. Stupore dicevo perchè a me lo scontrino l'han fatto senza che lo richiedessi, il servizio è stato puntuale e moderatamente cordiale (in rapporto al numero di persone che servono, numero che in qualsiasi parte d'Italia è inversamente proporzionale alla gentilezza elargita al cliente) tanto da pensare che questa pizzeria è un pò il simbolo di una città dalle mille contraddizioni. Ma torniamo alla visita di quel giorno di settembre....la meta erano le catacombe di San Gaudioso, altro tassello della Napoli sotterranea che mi appassiona da anni. L'entrata in Santa Maria della Sanità lascia interdetti: forse è la natura stessa del progetto con cui è stata concepita, con le numerose cappelle laterali, che non permette uno sguardo in grado di cogliere la bellezza del tutto. Le impressioni si susseguono isolate, senza la piacevolezza che deriva dall'armonia. Le rampe che conducono all'altare maggiore, la sottostante basilica paleocristina sono di rara bellezza. Ma lo scopo della visita era la scoperta del San Gaudioso sotterraneo..... Mi dirigo quindi seguendo le frecce  in fondo a sinistra dove una scrivania costituisce la sede provvisoria della biglietteria per la visita delle catacombe. Scopro che l'ultimo turno di visite inizia di li a 15 minuti. L'esiguità del numero di accessi possibili giornalmente è da sempre un problema (alle 13 si chiude inesorabilmente), peraltro di impossibile soluzione viste le contingenze economiche in cui versa  la città e la sua cultura. La guida è cordiale, lentamente il numero di visitatori aumenta ma resta contenuto ed accettabile. Tra gli italiani una famigliola con due bambini. E sarà proprio uno dei due mocciosi a spogliare la visita della sua paleocristiana aura storica..... Irrequieto e petulante il fanciullozzo metterà a dura prova l'aplomb professionale della nostra guida  cercando di colpirne il documento di riconoscimento appeso ad un nastro, di calpestare in ogni occasione il raggio della luce proiettato in terra con esibizione di altri bambineschi e fastidiosi trastulli. I genitori.... ecco qui l'emblema di molte italiche (ma non solo) maleducazioni, vizi trasmessi forse col latte alla progenie. I genitori  osservano il rampollo senza intervenire, la madre forse assorta nell'abulica contemplazione di  reliquie secolari non proferisce verbo, il padre talora con condiscendente comprensione si limita a rimbrotti affettuosi. E San Gaudioso? Nonostante la noiosa presenza della piattola infante, i segni millenari che ornano le pareti delle catacombe lasciano un'impressione forte anche nel visitatore più disattento. Le coppelle ai muri, in cui  erano incastonati i crani dei ricchi defunti, sormontano eterni la tenue traccia degli scheletri che adornano le pareti. Ma in un angolo il presente irrompe nel maestoso silenzio dei secoli sotto forma di uno sgocciolio sulla pietra nera del pavimento. Pare che su, in alto, un condominio abbia una perdita che nessuno riesce ad individuare. I tempi si allungano, l'acqua continua a cadere ormai da più di un anno e tra rimpalli di responsabilità muri si piegano. Questa è Napoli, Signori miei, dice qualcuno nel buio. La visita finisce, si esce silenzio alla spicciolata, per fortuna il vociare querulo del fanciullino piattola riporta velocemente le menti ancora circonfuse di eternità  alla maleducata realtà dell'oggi...... La porticina laterale della chiesa si apre e riesplode il delizioso degrado della Sanità.   

venerdì 14 settembre 2012

Walter Bonatti e la clinica romana

Mentre il treno sotto una pioggia battente mi porta a Napoli leggo su La Stampa del 13 settembre l'articolo sulla vicenda umana di Walter Bonatti morto un anno fa dopo lunga malattia. In esso viene riportata l'uscita imminente del libro della sua compagna "Una vita libera" in cui, tra l'altro, si raccontano gli ultimi momenti della vita del grande scalatore in una clinica privata romana. Lei allontanata dal letto di morte perchè non regolarmente coniugata, lui in agonia per un cancro terminale rianimato contro ogni logica da medici disumani che ognuno di noi si augura di non incontrare mai nella vita. Sembra un racconto di fantascienza ambientato in una società futura che ha perso ogni pietà verso la sofferenza, popolata da cinici esecutori di una scienza medica senza più umanità ed invece siamo nel 2011 in una clinica romana privata con medici che vengono pagati per curare ed alleviare (ci si augurerebbe) le sofferenze di chi non ha più speranze di vita. L'articolo in sè riporta scene riferite dalla Podestà sconvolgenti, come quella del medico che continua ad ossigenare Bonatti già defunto. Neanche la cinica freddezza del Dott Tersilli sarebbe arrivata a tanto. Non conosciamo il nome della clinica romana nè del medico che con diligenza tenta di resuscitare un morto, peccato.

Dal Sole24 Ore del 13 settembre 2012