martedì 23 maggio 2017

Piazza Valdo Fusi: storia di un orrore

Nell'orrida sistemazione della grande piazza, voluta da un improvvido assessore di tanti anni fa, sorge infossata una pista da skate. Non si può dire che si tratti di un manufatto degno degno di attenzione, tutto è minimale e solo la passione e la buona volontà dei ragazzi che la frequentano la nobilita e rende utile. Tutt'attorno c'è la celebrazione di quel che non bisogna fare (in senso urbanistico ma soprattutto di scienza dei materiali) nel concepire uno spazio pubblico: ampi spazi irragionevolmente vuoti, lastre di cemento che si sbriciolano col passare degli anni, graffiti a testimoniare un po' ovunque l'imbeccillità che non perde mai l'occasione di esporre su muri, griglie o vetri il vuoto mentale degli autori. E dire che il grande spazio prospiciente il vecchio ospedale San Giovanni Battista per quasi tutta la prima metà del secolo scorso vide ospitata nientemeno che la sede del Politecnico e in precedenza del Regio Museo Industriale. Ci pensarono i bombardamenti della seconda guerra mondiale nel 1943 a radere al suolo tutto l'isolato che così rimase spoglio per un cinquantennio circa. Non che il colpo d'occhio della vecchia piazza antecedente il 2005 fosse migliore. Avevamo allora una distesa piatta. con qualche esile alberello, adibita a parcheggio: a quei tempi l'intera area era taglieggiata da individui che praticavano indisturbati ogni sorta di attività: posteggiatori abusivi, ricettatori che tentavano di piazzare merce rubata, tossici e da ultimi zingari assillanti. Questo almeno ora è scomparso. Quel che rimane è la bruttezza del cratere di cemento. Ci provò i celebre Alvar Aalto a formulare un bel progetto con tanto di centro alberghiero e centro congressi, aperto verso ovest con tanto verde e aree pedonali: forse troppo grandioso e futuribile per le ristrette menti sabaude degli amministratori cittadini.....
Da allora sono passati  anni, tanti, è cambiato anche il secolo e questi grandiosi progetti sono ormai caduti nell'oblio. Resta l'immonda ferita del tessuto urbano cui tutti chi più, chi meno, han fatto l'abitudine. Rimane il rimpianto di non poter vedere una targa commemorativa che reciti:



domenica 7 maggio 2017

Marsiglia appunti della primavera 2017


Città che si ama o che si odia senza vie di mezzo, diceva Izzo tanti anni fa. E a me Marsiglia è piaciuta da subito appena ho calpestato le sue strade sporche, disseminate da innumerevoli buche, appena ho visto le facce di un'umanità sospesa sulla miseria del quotidiano, i negozi la cui offerta si ripete all'infinito, kebab, piccoli fatiscenti bistrot e tante serrande abbassate coperte di graffiti e manifesti che annunciano il ritorno della rivoluzione vincente. Quel che in altre metropoli viene spinto ai confini qui a Marsiglia è nel centro, nel cuore profondo della città. Non ho visto vie dello shopping nè le vetrine del lusso delle grandi griffes. Ho invece visto magazzini, uffici, insegne di professionisti, medici, avvocati, ragionieri, assicuratori... Ovunque i segni del lavoro nascosto. Per contro sono migliaia le persone che popolano i boulevard e le strette vie del quartiere a sud della stazione. Non fanno nulla, fumano, siedono ai bar con davanti un caffè, al limite chiedono rispettosamente l'elemosina ma senza guardarti negli occhi, senza implorare. Tutti aspettano che il tempo passi. Le bellezze di Marsiglia sono nelle vie del centro: bisogna alzare gli occhi per individuare le abitazioni del 900 e la loro dignitosa presenza. In basso tutto è lordato dalla mano dell'uomo e dal tempo. Non solo i graffiti che tappezzano ogni spazio, qualcuno bello molti semplici segni senza nessuna pretesa... poco fa di ritorno dal supermercato della Canebiere, ho letto su di una placchetta dell'elettricità, scritto in piccolo, "j'existe". Esisto, sono, scrivo sui muri perché non so cosa fare d'altro,  per dare un senso alla mia giornata e a tutte quelle che seguiranno. La bellezza di Marsiglia, se abbiamo la pazienza di cercarla, è tutta di fuori. Sempre in rue Canebiere al 62 una coppia di cariatidi segna l'entrata maestosa dell'edificio che vide la nascita del cinema dei fratelli Lumière. Adesso le due virago fanno corona all'insegna circolare del logo di un grande magazzino. Il palazzo è passato nei decenni di mano in mano, sempre scendendo un po' in lustro e importanza. Se non fosse per le poche righe di una guida che ricordano le sue nobili ascendenze nessuno lo noterebbe. Marsiglia è piena di decadenze e di storie illustri dimenticate, bisogna solo aver la pazienza di andarle a cercare.