domenica 26 novembre 2017

Mio padre e il Generale Badoglio

Mio padre quando tornò dalla Germania aveva i pidocchi. Tornava dal campo di lavoro di Gaggenau dove nel giugno del '44 era stato deportato dai tedeschi, nel quadro del reclutamento forzato di manodopera da impiegare nella produzione bellica dell'ex stabilimento Daimler Benz. Ci pensavo oggi in occasione di una visita nel paese natale di Pietro Badoglio. La giornata era splendida, il vento aveva spazzato via nubi e foschie permettendo una vista di 360° dal sagrato della chiesa dei SS. Vittore e Corona. Nello stesso mese di giugno 1944 Badoglio rassegnava le dimissioni dal primo governo post fascista. Un uomo per tutte le stagioni davvero. Non penso che a mio padre il fatto politico interessasse molto, divorato com'era dai parassiti e preoccupato di tener lontana mia madre che dopo mesi voleva giustamente riabbracciarlo. 
Oggi il cielo era terso a Grazzano Badoglio, non una nube, lontano la cerchia innevata delle Alpi lasciava riconoscere ogni vetta nei minimi particolari. Il tempo passa, la gente dimentica. In paese, davvero carino e ben tenuto, ad ogni passo si cita il Maresciallo d'Italia. L'ex asilo dedicato alla madre, la via di circonvallazione, la casa di riposo. Penso sia una risorsa importante per il turismo e per quelli come me che sono curiosi e cercano di leggere nelle pietre e nei libri qualcosa di un passato dimenticato troppo in fretta. Grazzano mi ha colpito positivamente. Tra le altre cose, dopo aver girovagato per le sue vie (case ben curate, interni, quelli visibili, anche), come sempre faccio quando visito piccoli paesi o grandi città mi sono recato nel cimitero del paese. Il lungo viale con le grandi Tuie potate a uovo, è maestoso, la vista splendida. Lì nella tomba di famiglia in pietra dei Badoglio sull'altarino c'è una fotografia molto conosciuta del generale italiano. Mi sono soffermato sull'espressione singolarmente espressiva del'uomo, oltre le mostrine e la visiera del cappello che vela lo sguardo. Sembra in procinto di scoppiare in lacrime, le labbra sono tirate con gli angoli rivolti al basso. Ma si tratta certamente solo di un'impressione perchè non mi risulta che, al pari di molti suoi simili, il maresciallo d'Italia abbia mai avuto rimorsi sugli atroci metodi di guerra che ebbe a sperimentare in terra d'Africa e che fonti ormai certe (Del Boca 1996 pag. 141-142 e 2005 pag.202) gli attribuiscono. Mi riferisco ai gas  utilizzati per lo sterminio degli Etiopi. Oggi su Grazzano Badoglio il cielo era limpidissimo, sull'ampio piazzale davanti al portale in mattoni del cimitero, stonavano con la gioiosa luminosità del pomeriggio novembrino solo il residuato bellico austriaco, un cannone puntato sul curioso visitatore e le lapidi dei caduti nel giardinetto retrostante. Di tutto ciò (gas, massacri, adesione alle Leggi  Razziali) nel sito del comune e in quello della Fondazione omonima non c'è traccia. Avrei voluto visitare il luogo natale di Badoglio ma un cartello avvertiva che le visite riprenderanno nell'anno venturo, in primavera. Tornerò sicuramente. Ho negli occhi partendo le due lapidi affisse a sinistra del cancello d'ingresso della casa natale. La prima è del '38 e vi si celebra il fatto che Badoglio portò le falangi armate alla conquista dell'Impero. La seconda più modestamente con linguaggio tortuoso e aulico celebra "con gratitudine il grande concittadino". A mio padre penso fosse indifferente la questione coloniale e di gratitudine al Maresciallo d'Italia penso ne riservasse ben poca. Impegnato com'era a lottare con i più terreni pidocchi. 


 

                                       Papà agosto 1940                                Badoglio 1934